
SANSEPOLCRO
Sansepolcro (anticamente Borgo San Sepolcro, da cui la
forma vernacolare Bórgo, oggi diffusa, o Bòrgo secondo
la fonetica più antica) è un comune italiano di 15 210
abitanti[1] della provincia di Arezzo in Toscana,
al confine con Umbria e Marche. Libero comune prima e
poi culla di cultura rinascimentale, fu elevato a sede di diocesi e
insignito del titolo di città il 17 settembre 1520 da papa
Leone X e il cui gonfalone è decorato con medaglia
d'argento al valor militare. Posta a nord est di Arezzo sulle rive
del Tevere, all'estremo est della Toscana, al crocevia di
quattro regioni Toscana, Marche, Umbria ed Emilia-Romagna è
polo principale di una conurbazione che coinvolge anche il limitrofo
comune di San Giustino, in provincia di Perugia. Dal 1520
al 1986 la città è stata capoluogo dell'omonima diocesi; dal
1986 fa parte della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, di
cui è sede contitolare.
Origini del Borgo attorno all'abbazia del Santo Sepolcro
La fondazione del centro abitato viene
fatta risalire al X secolo. Secondo la tradizione locale
due pellegrini di ritorno dalla terra
santa, Arcano ed Egidio da Sansepolcro, vi fondarono
un oratorio, con annesso ospedale per i pellegrini, dedicato a San
Leonardo per custodirvi alcune reliquie del Santo Sepolcro, e fu da
queste che il nuovo abitato ebbe il nome di Borgo San Sepolcro. Poco più tardi i benedettini fondarono
nei pressi dell'oratorio una comunità monastica, erigendo
l'abbazia dedicata al Santo Sepolcro e ai Santi Quattro
Evangelisti. Questa è documentata a partire dall'anno 1012 in
località Noceati. Le prime fonti storiche parlano di
una abbazia benedettina, poi passata tra il 1137 e il 1187
alla congregazione camaldolese, nel territorio della Diocesi
di Città di Castello. Attorno al monastero si sviluppò,
successivamente, il nucleo del centro cittadino che raggiunse la
fisionomia recente agli inizi del XIV secolo. Un elemento
propulsore dello sviluppo del centro abitato fu il privilegio di
organizzare il mercato settimanale nel giorno di sabato e una fiera
annuale all'inizio di settembre, concesso all'abate
dall'imperatore Corrado II nel 1038.
Comune
e signoria
Le
magistrature comunali sono documentate dal 1163, quando si
parla dei consoli in un privilegio inviato all'abate
dall'imperatore Federico I Barbarossa per confermarne uno
analogo emesso nello stesso anno dal suo legato Rainaldo di
Colonia. Successivamente si sviluppano anche le magistrature
del podestà (documentato dal 1203) e del capitano
del popolo (documentato dal 1251). Vi sono pure alcuni consigli,
il principale dei quali è il Consiglio dei Ventiquattro. Nel 1203 si
inizia a costruire la nuova pieve urbana, dedicata a Santa Maria,
trasferendo l'antica pieve dalla località di Boccognano a un sito
presso le mura e di prossima urbanizzazione. All'inizio del XIII
secolo si sviluppa un movimento eremitico autonomo, legato al vescovo
diocesano, il cui insediamento maggiore è quello
di Montevicchi (eremo sorto nel 1211). Attorno
al 1213 viene donato a san Francesco d'Assisi l'eremo
di Montecasale. Nel corso del XIII secolo si insediano
a Sansepolcro vari Ordini mendicanti: i Frati Minori (che fondano un
primo convento a Pozzuolo negli anni trenta circa e si
trasferiscono entro le mura nel 1258), i frati Eremiti di
sant'Agostino (che costruiscono il loro convento urbano nel 1281, ma
che dal 1249 circa erano fuori delle mura) e i frati Servi di santa
Maria (che costruiscono un primo convento nel 1255 e quello
definitivo nel 1294). Precoci anche le forme di vita religiosa
femminile, con un monastero di damianite già presente nel 1228 e uno
della congregazione benedettina della beata Santuccia fondato nel
1271. Attorno alla metà del XIV secolo si insedia
nell'eremo di Vepre una comunità di Fraticelli di Monte Malbe.
Nel 1301 Borgo Sansepolcro passa sotto
la signoria di Uguccione della Faggiuola e, un
ventennio dopo, di Guido Tarlati. Dal 1335 al 1351 si ha un
periodo di sottomissione a Perugia, città con la quale il Borgo
era stato più volte alleato nel secolo precedente; dal 1351 al 1358
si impadroniscono di Sansepolcro i Visconti di Milano. Nel
decennio successivo Sansepolcro si sottomette a Città di Castello.
Successivamente ritorna a far parte dei domini pontifici, per essere
poi ceduta nel 1370 ai Malatesta di Rimini. Quello
della signoria malatestiana è considerato il periodo di maggior
splendore della storia cittadina. Nel corso del terzo decennio del XV
secolo divenne feudo di Niccolò Fortebraccio,
poi di Bartolomeo d'Alviano e di nuovo per poco tempo di
Niccolò Fortebraccio. Nei secoli XIII e XIV la città assume la
caratteristica di città turrita, munita di una ventina di torri,
pubbliche e private (alcune gestite da consorzi), tra le quali la più
celebre è la Torre di Berta. Nel corso della battaglia di
Anghiari, combattuta il 29 giugno 1440, 2 000 uomini di
Sansepolcro si uniscono all'esercito di Piccinino per combattere
contro la lega pontificio-fiorentina. Nel 1441, sconfitto il
Piccinino, Sansepolcro venne ceduta in pegno a Firenze per
25 000 ducati da papa Eugenio IV[8] Venticinque
anni dopo, nel 1466, il comune, accogliendo le sollecitazioni di
fra Fortunato Coppoli da Perugia, francescano
dell'Osservanza, fonda il Monte di Pietà, il primo sorto nel
territorio dell'attuale Toscana. Nei secoli XIV-XV l'economia
cittadina è particolarmente florida grazie alla coltivazione
del guado, pianta usata nella tintura delle stoffe e
commercializzata nei vicini porti adriatici.
Sansepolcro fortezza di confine
Nell'ambito di
un più ampio piano strategico, i Medici dotarono
Sansepolcro di nuove mura. Le ultime modifiche alla cinta muraria
furono effettuate nel XVI secolo da Giuliano da
Sangallo che vi sperimentò le prime soluzioni di fortificazione
alla moderna. Sempre nel XVI secolo, il Borgo venne identificato con
il centro romano di Biturgia, citato da Claudio
Tolomeo nella sua Geografia. L'ipotesi cinquecentesca (di
cui rimane testimonianza in una delle forme usate per indicare gli
abitanti: biturgensi) è stata scartata dalla storiografia
moderna. Significativo l'intervento sulle mura condotto negli anni
'50 del XVI secolo su iniziativa di Cosimo I de' Medici, che
intendeva fortificare il confine dello Stato fiorentino in vista
della guerra contro Siena; per evitare la spesa di ampliare le
mura, nel 1555 furono abbattuti i borghetti esterni, causando un
notevole danno urbanistico alla città[9]. Nel corso del XVI secolo
Sansepolcro, elevata a sede vescovile da papa Leone
X nel 1520 e insignita del titolo di "città", conosce
un momento di fioritura artistica notevole, grazie anche alle
aperture verso Roma (la famiglia degli Alberti) e alle
vicine zone dell'Umbria (con i pittori Cristoforo
Gherardi e Raffaellino dal Colle) e delle Marche (ancora
con l'attivissimo Raffaellino dal Colle). Inoltre, il fatto che il
territorio della nuova diocesi comprenda anche la Val
di Bagno, in Romagna, contribuisce a creare profondi rapporti
sociali e culturali con questa zona, all'interno della quale
Sansepolcro, ancora per tutto il XVI secolo, si pone come crocevia e
luogo di incontri economici e culturali. In questo periodo la città
viene visitata da varie personalità: papa Clemente VII nel 1525 e
nel 1532 e i granduchi di Toscana Ferdinando I e Cosimo II,
rispettivamente nel 1593 e nel 1612.
I secoli della crisi (XVII-XVIII)
L'inserimento di Sansepolcro in uno
Stato fortemente accentrato sulla capitale, come quello fiorentino,
provoca ricadute negative sull'economia locale, anche a motivo delle
difficoltà causate ai commerci dalle dogane nel frattempo erette con
il vicino Stato della Chiesa. Sul piano economico, nei secoli
XVII e XVIII la città affronta un lungo periodo di crisi, che segna
anche un notevole decremento demografico, dal quale si risolleverà
nel corso del XIX secolo. Tra 1630 e 1632 una grave epidemia di
peste, diffusa in tutta Italia, coinvolge anche l'Alta Valle del
Tevere, ma Sansepolcro ne rimane pressoché esente grazie ai
provvedimenti adottati dal vescovo, Filippo Salviati (1619-1634).
Nonostante la crisi economica, nel XVIII secolo sono promossi
radicali lavori di ristrutturazione di quasi tutte le chiese
cittadine, che contribuiscono a eliminare molte delle testimonianze
architettoniche medievali. L'intervento qualitativamente migliore è
quello realizzato all'interno della chiesa di Santa Maria dei
Servi. Notevoli i danni causati alla città dai terremoti del 1781 e
del 1789; dopo quest'ultimo sono abbassate tutte le numerose torri
medievali, ad eccezione della Torre di Berta. In questo periodo
vi sono anche momenti di crescita. Sul piano culturale è da
segnalare l'apertura di un collegio di Gesuiti nel 1638 e la
fondazione dell'Accademia dei Risorti nel 1727 e di una scuola di
Maestre Pie Venerini nel 1752.
Il riconoscimento di città nobile
Con la legge granducale del 1º ottobre 1750 Sansepolcro fu
riconosciuta tra le città nobili del Granducato di Toscana. Le
14 città toscane vennero distinte nelle due classi di patrizie
(secondo l'ordine di precedenza: Firenze, Siena, Pisa, Pistoia,
Arezzo, Volterra, Cortona) e nobili (secondo l'ordine di precedenza:
Sansepolcro, Montepulciano, Colle Val d'Elsa, San Miniato, Prato,
Livorno e Pescia). L'aristocrazia delle prime sette, di maggiore
antichità, venne suddivisa nelle due classi del patriziato e della
nobiltà, mentre le altre sette ebbero un'unica classe di nobiltà.
La legge impose l'introduzione, in ciascuna città, di un registro
della nobiltà, nel quale registrare le famiglie nobili: a
Sansepolcro, tra 1761 e 1791 ne vennero registrate 34, per un totale
di 43 rami (tra queste anche la famiglia Corsi di Anghiari, località
priva di una propria nobiltà). Nel 1777 il comune inoltrò al
granduca la richiesta «che la città di Sansepolcro sia dichiarata
Patrizia in ultimo luogo, dopo Cortona», come avvenuto per
Montepulciano, «alla quale, se si considera l'epoca della di lei
erezione in città precede in anteriorità quella di Sansepolcro».
La richiesta, però, non venne accolta[10]. A seguito di questo
provvedimento, che confermava quanto concesso dal papa Leone X nel
1520, Sansepolcro ha mantenuto il titolo di città anche dopo la
proclamazione del Regno d'Italia (17 marzo 1861). Il
riconoscimento del titolo di città da parte del Regno d'Italia
avvenne con il decreto del capo del governo del 26 marzo 1935,
trascritto dalla Consulta Araldica il 28 marzo 1935. Successivamente
anche nella Repubblica Italiana (2 giugno 1946) lo stemma
del Comune è sormontato dalla corona simbolo araldico della
città[11].
Tra Risorgimento e fascismo
A partire dagli anni '20 del XIX secolo Sansepolcro conosce una lenta
fase di progresso sociale ed economico grazie all'incanalamento dei
fiumi, alle migliorie apportate a colture e allevamenti e alla
nascita del pastificio Buitoni (1827), della Società
Filarmonica dei Perseveranti (1828), dell'Accademia della Valle
Tiberina Toscana (1830) e della Scuola di Disegno (1837). Nel 1861 la
città entra a far parte del Regno d'Italia. L'isolamento che da
secoli caratterizzava la città continua a rallentarne lo sviluppo
industriale, che procede più lentamente che altrove. Solamente nel
1886 la costruzione della ferrovia Arezzo-Sansepolcro-Città di
Castello-Gubbio-Fossato di Vico segna il primo passo verso il
superamento dello storico isolamento, che era cominciato nel XVI
secolo con l'accentuazione delle dogane tra Granducato di Toscana e
Stato della Chiesa e l'accentramento del governo del granducato a
Firenze. Nella seconda metà del XIX secolo il comune è
rappresentato in parlamento dal senatore Giambattista
Collacchioni (1814-1895), membro del Senato del Regno dal 1868
(X legislatura), quando viene nominato dal re Vittorio Emanuele II.
Durante la prima guerra mondiale (1915-1918) anche il
sindaco, Federico Nomi parte volontario. Nelle operazioni
militari muoiono 176 Borghesi[12]. Negli anni del conflitto,
nell'aprile 1916, alloggia a Sansepolcro un distaccamento del 71º
Fanteria, dove milita anche Gaetano Salvemini, uno dei maggiori
storici italiani del XX secolo. Nel 1927 un tentativo di
riorganizzazione amministrativa dell'Alta Valle del Tevere andò
fallito perché anziché unire il territorio in una sola provincia si
tentò di trasferire tre comuni dalla Toscana alla Provincia di
Perugia, facendo perdere a Sansepolcro il rango di capoluogo
mandamentale e riducendo fortemente il peso politico ed economico
della parte di territorio che rimaneva in Toscana. Per questi motivi,
il comune di Sansepolcro rimase in Toscana e quello di Monterchi vi
fu ricompreso nel 1938; solamente il comune di Monte Santa Maria
Tiberina è rimasto in Provincia di Perugia. Il 26 marzo 1935,
con decreto del capo del governo trascritto alla Consulta Araldica il
successivo 28 marzo, viene riconosciuto a Sansepolcro il titolo di
città, già conferito da papa Leone X nel 1520.
Durante la seconda guerra mondiale, nell'estate del 1944, il
territorio comunale, attraversato dalla Linea Gotica, è
coinvolto nel passaggio del fronte bellico. Dopo l'8 settembre
1943 gli esponenti politici lasciano la città, nella quale
rimangono a guidare la vita pubblica il segretario comunale, cav.
Arturo Bellini, e il vescovo, mons. Pompeo Ghezzi; assieme a
loro collaborano alcuni cittadini, tra cui il sacerdote don Duilio
Mengozzi e i medici dott. Carlo Vigo e dott. Raffaello
Alessandri. Ghezzi e Mengozzi hanno svolto una notevole attività a
favore degli sfollati, rimanendo vicino alla popolazione nelle
drammatiche ore dell'estate 1944. Il Mengozzi ospitò nella propria
abitazione canonica del Trebbio alcuni ebrei ricercati a motivo delle
leggi razziali[13] e si adoperò per assistere malati e feriti
nell'ospedale di Sansepolcro (tra i quali vi fu anche il
filologo Attilio Momigliano[14]), opera cui attese anche il
medico dott. Fausto Moriani, alla cui azione devono la vita e la
libertà anche molti internati del vicino campo di concentramento dei
Renicci, uno dei peggiori d'Italia per numero di detenuti e
condizioni di vita. Nel corso degli eventi di guerra è distrutta dai
Tedeschi la Torre di Berta, isolata al centro dell'omonima piazza,
simbolo della città[15]. Nell'autunno del 1944 vengono acquartierati
a Sansepolcro parte dei soldati del corpo d'armata dell'esercito
alleato guidato dal generale Władysław Anders, reduci
dalla battaglia di Montecassino. Nel 1945 comincia la
ripresa della vita politica, che coinvolge anche esponenti di rilievo
nazionale. Il 12 ottobre 1945, ad esempio, i professori Amintore
Fanfani e Giuseppe Dossetti tengono un pubblico
incontro nel Teatro Dante, incontrando poi i militanti
della Democrazia Cristiana di Sansepolcro e di Città
di Castello.
Nell'Italia repubblicana
Con le elezioni amministrative del 2 giugno 1946 l'alleanza
tra Partito Comunista Italiano e Partito Socialista
Italiano, allargata anche ad altri raggruppamenti minori, ottenne la
maggioranza assoluta per il governo del comune. In questo modo si
creò un quadro pressoché stabile, basato sulla convergenza tra PCI
e PSI, che durò fino al 1975, salvo una parentesi di
commissariamento tra 1961 e 1962. Alle elezioni amministrative di
quell'anno il PCI ottenne la maggioranza assoluta, governando da solo
fino al giugno 1990, quando l'alleanza quadripartitica di
centro-sinistra tra Democrazia Cristiana, Partito
Socialista Italiano, Partito Repubblicano Italiano e Partito
Socialista Democratico Italiano vinse le elezioni. L'anno
seguente venne approvato lo statuto comunale. Alle amministrative del
1995, in un quadro politico nazionale e locale profondamente mutato,
una coalizione di Centro-Sinistra ottenne la maggioranza assoluta,
governando fino al 2004, ma aprendosi, nel corso delle due
legislature, all'alleanza con altri soggetti di centro prima e
con Rifondazione Comunista poi. Nel 2004 la nuova alleanza
di centro-sinistra vince le elezioni, ma viene sfiduciata all'inizio
del 2006. Dopo un breve periodo di commissariamento, nel 2006 a
ottenere il governo della città è un'alleanza tra le forze di
centro-destra, la lista civica locale e una lista ambientalista (con
queste ultime due che usciranno dalla maggioranza nel corso della
legislatura). La seconda metà del XX secolo ha visto la
realizzazione di importanti infrastrutture ferroviarie e viarie,
quali la Ferrovia Centrale Umbra, di cui Sansepolcro è
capolinea nord, nel 1959 e la strada di grande
comunicazione E45 Orte-Ravenna. A livello ecclesiale un
momento particolarmente significativo è stato quello del dopoguerra,
quando il vescovo Domenico Bornigia (1954-1963) ha dato
vita a una serie di iniziative e di opere capaci di rivitalizzare la
vita della Chiesa dopo il periodo difficile della seconda guerra
mondiale. Tra le opere si ricordano il settimanale diocesano e il
cinema cattolico (nel 1955) e la casa di esercizi spirituali di
Montauto (1960), tuttora esistenti. Negli anni del Concilio Vaticano
II la Diocesi di Sansepolcro, guidata dal vescovo Abele
Conigli (1963-1967), è stata tra le prime in Italia a recepire
le direttive conciliari, specialmente in ambito liturgico,
missionario e di partecipazione dei laici. A partire dall'ultimo
quarto del XX secolo la presenza religiosa ha conosciuto una
significativa contrazione. Sono stati chiusi i conventi dei Frati
Minori Conventuali nel 1987, dei Servi di Maria nel 1993 (i frati
sono stati sostituiti dalla comunità laicale della Diaconia
dell'Attesa) e dei Cappuccini nel 2012; hanno lasciato Sansepolcro
anche le suore di Maria Bambina nel 1984, le Cappuccine nel 1994, le
Suore Serve dei Poveri (indiane) nel 2005 e le Maestre Pie Venerini
nel 2011, mentre nel 2015 una comunità di monache benedettine
Olivetane si è insediata nell'antico convento dei Cappuccini,
ridenominato Monastero San Bernardo Tolomei[16]: purtroppo questa
esperienza di vita contemplativa si è esaurita 4 anni dopo, con la
soppressione del monastero[17]. La Chiesa locale ha invece potenziato
le strutture di accoglienza: nel 1971 nella villa del Seminario
Vescovile è stata aperta la casa di riposo "Villa Serena",
nel 1997 l'Orfanotrofio Schianteschi è stato trasformato in
residenza sociale assistita e centro diurno (con appositi reparti per
malati di Alzheimer) e nel 2015 ha avviato la propria attività una
casa di accoglienza per disabili adulti nell'antico monastero delle
Cappuccine. Sul piano culturale il XX secolo è caratterizzato dalla
presenza di numerosi pittori, tra i quali si segnalano Franco
Alessandrini, Giulio Gambassi, Gastone Lanfredini, Francesco
D'Amore che incide lastre di rame e le smalta a fuoco e Stefano
Camaiti. In particolare è dagli inizi degli anni settanta del XX
secolo che la vita culturale cittadina viene animata da varie mostre
di pittura. Significativo anche lo sviluppo del campo musicale, con
la nascita delle due corali "Domenico Stella" nel 1968 e
"Città di Piero" nel 1987. Dal 1984, viene organizzata la
"Biennale Internazionale del Merletto", affermatasi a
livello europeo. Significativa anche la ripresa degli studi storici,
già a partire dagli anni trenta del XX secolo con l'attività di
mons. Ivano Ricci; a partire dagli anni sessanta l'apertura
dell'Archivio Vescovile e la riorganizzazione dell'Archivio Storico
Comunale e della Biblioteca Comunale (nel 1975) hanno permesso la
crescita degli studi storici ai quali, dal 1973, si affianca
l'attività dei ricercatori del Gruppo Ricerche Archeologiche.
Infine, va ricordata la pubblicazione della rivista storica "Pagine
altotiberine", promossa nel 1997 dall'Associazione Storica
dell'Alta Valle del Tevere. Al risveglio della vita culturale ha
contribuito anche la trasformazione del Palio della Balestra in
rievocazione storica in costume nel 1951. Al palio si affiancano
i Giochi di Bandiera e altre manifestazioni ispirate al
Rinascimento (convivio rinascimentale, mercato di sant'Egidio, ...).
Nel 1988 viene realizzata a Sansepolcro la prima aviosuperficie di
ogni tempo d'Italia con annesso eliporto: l'Aviosuperficie Palazzolo
Avio. Il 21 marzo 1998 Antonio Di
Pietro ha fondato in un noto albergo di Sansepolcro il partito
politico Italia dei Valori. Il 13 maggio 2012 la città
è stata visitata da papa Benedetto XVI in occasione delle
celebrazioni per il millenario della Basilica Cattedrale e
della città medesima. Nell'ambito della ridefinizione delle
presenze istituzionali periferiche legata alla riorganizzazione della
spesa pubblica nel settembre 2013 sono state soppresse la sezione
distaccata del Tribunale e la sede dell'Ufficio del Giudice di Pace.
